This is the blog for Franko B's sculpture class at Accademia di Belle Arti di Macerata, Italy.

first time with my WACOM intuos4 l

la prima volta che uso una tavoletta grafica con il mio mac.vi ho fatto un biglietto di auguri.
a presto fabrizio


Auguri

chipiùnehapiùnemetta












Gli occhiali hanno dei bisogni,
primari, secondari e spesso raccontano storie
senza vedere il reale bisogno dei pensieri.
Si appiccicano addosso con la polvere del tempo, in maniera insoluta da non essere vissuta.
Gli occhiali non sono semplici oggetti perché hanno una loro espressione, d’appartenenza per chi li indossa,
di stravaganza per chi ne fa un’arte, di speranza per chi la cerca; non solo per la vista,
ma per un’appartenenza, spesso per disegnare un futuro, per avere un’opportunità,
per abbattere barriere, per estirpare la realtà

non confrontarsi nemmeno con i sogni, per fare un salto al di là del vetro, per trovare quel nascondiglio segreto, quell’oggetto smarrito.

Vorrei sempre avere degli occhiali nuovi, degli sguardi veri, delle lenti che non riflettano ciò che vedo,
ma ciò che non mi spiego.

Ecco, vorrei delle lenti capaci di cambiare colore, di disegnare una rotta nuova, di essere scavate dalla natura, scavate dalla pioggia, sbiadite dal sole, nascoste dalla nebbia; magari messe lì a tacere come tombe al cimitero,
a cielo aperto, senza scudi né frontiere.
Immobili bisbigliano tra i cancelli e una discesa, sullo sfondo del grigiore di parole e vecchie foto; tra stanchezza e depressione ammiro lenti raffinate, distaccate, tra il passato ed il futuro, il bisogno e la follia ricercando una strategia, una via e di nuovo in quella sedia
vedo il nulla e la poesia
Andrea Simonetti




work video

work video

amico fragile _Faber_

“Stavo ancora con la Puny, la mia prima moglie, e una sera che eravamo a Portobello di Gallura, dove avevamo una casa, fummo invitati in uno di questi ghetti per ricchi della costa nord.
Come al solito, mi chiesero di prendere la chitarra e di cantare, ma io risposi -”Perchè, invece, non parliamo”, era il periodo che Paolo VI aveva tirato fuori la faccenda degli esorcismi, aveva detto che il diavolo esiste sul serio. Insomma a me questa cosa era rimasta nel gozzo e così ho detto: “Perchè non parliamo di quello che sta succedendo in italia”. Macchè, avevano deciso che dovessi suonare.
Allora mi sono rotto le palle, ho preso una sbronza terrificante, ho insultato tutti e sono tornato a casa. Qui mi sono chiuso nella rimessa e in una notte, da ubriaco, ho scritto ‘Amico Fragile’. La Puny mi ha stanato alle otto del mattino, non mi trovava nè a letto nè da nessuna parte, ero ancora nel magazzino che finivo di scrivere”.






"Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d’attenzione e d’amore
troppo, “Se mi vuoi bene piangi”
per essere corrisposti, valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo , “Mi ricordo”
per osservarvi affittare un chilo d’erba
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità;
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi
ero molto più curioso di voi.
E poi sospeso tra i vostri “Come sta”
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci
tipo “Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te”
“Lo sa che io ho perduto due figli”
“Signora lei è una donna piuttosto distratta”

E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell’ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo
Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane
il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse Anarchia.

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi."

SKINNY PUPPY-uno dei gruppi piu' influenti della scena elettronica degli anni 80

gruppo fondatore di quel genere chiamato EBM che sta per elctro body music,scene di notevole importanza e seminale per moltissimi gruppi molto piu' noti.skinny puppy chiaramente tenuti in un angolo perchè troppo politici e spesso come vedete nei video andavano contro alle multinazionali specialmente quelle farmacologiche che sperimentavano con la vivisezione animale.
cercate il resto un gruppo veramente importante nella musica e nella performance.





era nato per volare



Da una parte un tragico evento, «un atto di guerra in tempo di pace», come sancì la sentenza del giudice Priore, benché ancora senza colpevoli. Un aereo civile italiano colpito da un missile nel 1980. Ottantuno morti. Il relitto, mosaico di pezzi sommersi e salvati, con infinita pazienza e sapienza, dai vigili del fuoco di Roma, sarà presto mostrato al pubblico in un Museo per la memoria di Ustica, simbolo dell'altrettanto paziente lavoro di ricucitura della verità, mai davvero finito. Un museo immaginato e voluto, con ostinazione e coraggio, dalla presidente dell'associazione del familiari delle vittime di Ustica, Daria Bonfletti. Dall'altra parte uno dei maggiori artisti contemporanei, Christian Boltanski, iniziatore forse della svolta documentaria e testimoniale dell'arte, ma anche di un nuovo modo di rappresentare la vita e la morte, l'identità degli individui, le fatalità della Storia e l'umano bisogno di storie. Colui che ha scoperto la qualità elegiaca delle foto ingrandite dei morti, volti anonimi che ci commuovono come fratelli universali. Artista della commemorazione, ma anche dell'inquietudine, del fantasma, del ritorno del rimosso. Tra una mostra in Germania e una in Giappone, un soggiorno a Roma e un viaggio in Cina, Christian Boltanski incontra Daria Bonfìetti (e l'inseparabile Andrea Benetti), e acconsente, dopo molti dubbi, a mettersi al servizio di questo futuro «museo della memoria». Ammiro da anni il lavoro di Christian Boltanski, indipendentemente dalla nostra amicizia, e ho conosciuto Daria Bonfìetti durante il mio sopralluogo un anno fa nell'ex deposito degli omnibus di Bologna, quando i vigili del fuoco montavano i pezzi del relitto. Sono stato da allora testimone partecipe di un lavoro creativo intessuto di amicizia, convivialità e humour nonostante tutto. Fu proprio quell'umanità, mi ricorda ora Boltanski, a convincerlo ad accettare quella proposta «impossibile». Impossibile perché non aveva mai affrontato direttamente le tragedie altrui, soprattutto se ancora aperte e sensibili (non ha affrontato neppure la Shoah, che pure lo riguarda). Impossibile perché Boltanski è distante dalla logica del monumento funebre, e non realizza mai opere in permanenza, salvo due singolari eccezioni: quella per il Musée d'Art et d'Histoire du Judaisme, nel Marais a Parigi, che però è fatta di carta, e quindi impermanente come un rituale o una preghiera, da rinnovare e riciclare di continuo; e un'altra situata nei sotterranei del Conservatorio a Parigi, di cui però lui solo possiede la chiave, e quindi è quasi invisibile. Ricordo il primo appuntamento a Bologna, la visita Insieme al cantiere del museo, l'enorme puzzle del relitto montato come lo scheletro di un dinosauro. E subito la prima riunione improvvisata nel gabbiotto esterno degli operai riscaldato da una stufa. Boltanski ebbe il coraggio di dire a voce alta la sua prima, azzardata idea: che il pavimento del museo fosse coperto di fiori, un mare di fiori, alimentato di continuo da quelli che, ricevuti all'ingresso, ogni visitatore avrebbe gettato dalla balaustra. Vedere il relitto e offrire un fiore sarebbe stato un rituale simultaneo, fin quasi a sommergerne l'aereo. Idea di interazione e impermanenza. Lapidi e monumenti, ammonisce spesso Boltanski, inducono l'oblio invece che il ricordo, occorre rinnovarli, come i fiori freschi sostituiscono quelli appassiti. Come per gli archivi, occorre lavorare per l'avvenire, non per il passato. Le idee si avvicendavano, e nell'arco di due giorni, con l'ausilio degli ottimi pasti bolognesi scelti da Andrea Benetti (Boltanski è golosissimo di cucina italiana), ne passammo in rassegna tante da poter riempire un catalogo. Ricordo la visita al deposito in cui dentro a scatole di cartone si conservavano gli oggetti ripescati, salvati, appartenuti ai passeggeri del Dc9. Boltanski, turbato, volle subito richiuderle: troppa vita, e troppo nuda; troppa sensibilità in quegli oggetti che occorreva, al contrario, sottrarre allo sguardo, non confondere con la profanazione della finzione e dell'arte. Presto tutto si precisò: gli oggetti appartenuti ai passeggeri del Dc9, che il museo conserverà, saranno riposti in scatole nere di diverse grandezze che costeggiano il relitto. Sono però inventariati in un opuscolo, con fotografie un po' stuccate in bianco e nero, precedute da un testo che Boltanski ha chiesto al sottoscritto. La prima idea fu un elenco alla Georges Perec, sapendo che elencare significa anche accusare, e che anche una litania e un rosario sono elenchi. Poi pensai a una sorta di iperlink che investisse ogni parola: elenco, oggetti, personali, appartenuti, passeggeri, aereo. Sulla balaustra che gira intorno al relitto, i visitatori si rifletteranno problematicamente in specchi neri, e ascolteranno voci mormorare i pensieri ordinari e banali di viaggiatori comuni, fantasmi come tutti noi, su un aereo estivo in volo da Bologna a Palermo. Parole universali come i volti del prossimo, ignoti eppure famigliari. Sopra il relitto, a dare luce, ottantuno lampadine che respirano, palpitano, tante quante i passeggeri del Dc9. Il lavoro è tuttora in corso, coordinato da Raffaela Bruni, ingegnere capo del Comune di Bologna. La direzione artistica di Christian Boltanski ha suscitato entusiasmo nella squadra dei tecnici. Per chi era abituato a occuparsi di calcestruzzi - mi confessa Raffaela Bruni - avere a che fare con un artista come lui è stata un'esperienza sorprendente. Quando nel 1992 Daria Bonfietti offrì all'allora sindaco Vitali l'idea di portare a Bologna la tomba, e insieme l'ultimo luogo di vita di chi fu colpito da un missile sul cielo di Ustica, si trattava pur sempre di una progettazione entro orizzonti non insoliti: installare un grande pezzo di ferro, il relitto dell'aereo. Con Boltanski si sono misurati con una diversa chiave di lettura, e trovare oggetti come lampadine, registratori, dimmer (dispositivi che aumentano o diminuiscono l'intensità della luce), luci pulsanti come battiti cardiaci, o come respiri, piegare cioè la tecnologia a una nuova, imprevedibile rappresentazione della vita, è stato - dice - faticoso e bellissimo. Il suo entusiasmo è pari solo a quello che provò di fronte al trasporto del relitto dell'aereo a Bologna. Fu un'Impresa di altissima ingegneria, che comportò difficoltà incredibili, sia tecniche che amministrative, per non parlare dei tunnel in autostrada. Quando, alle sei del mattino, vide comparire a Sasso Marconi il convoglio-processione che trasportava l'aereo, quasi non credeva ai propri occhi. Ecco, il 27 giugno, giorno dell'inaugurazione del Museo della Memoria, sarà come un nuovo arrivo, ma anche una nuova partenza.

Beppe Sebaste

vi consiglio di visitare il sito
che e' fatto molto bene con dei video e una visita virtuale all'opera

x me c'e' del genio...

e' bellissima la frase iniziale...

consoliamoci

WILLIAM KENTRIDGE-bellissimo

urs fischer.

ciao ovunque voi siate


ciao sono un nuovo scolaro! io sono hernan
...non essendoci molta vita in questo blog...deduco che non sia ancora
arrivato il telefono presso l'entroterra marchigiano...
questo e' il primo postino che metto...
..si be' per adesso basta cosi'...
vi lascio con piccolo pezzo dei T.heads!

http://www.youtube.com/watch?v=l5zFsy9VIdM
http://www.youtube.com/watch?v=O9TyHzP-8b8

spero di essere riuscito a fare quello che volevo . nel caso non ci fossi riuscito seguite il link e godetevelo !

GENNAIO 2010

11 GENNAIO VISITA ALLO STUDIO DI FABRIZIO, LAURA E ANDREA . TROVARSI FUORI DALLA ACCADEMIA PER LE ORE 10
12 GENNAIO REUNIONE ALLE ORE 10 NELL LABORATORIO DI SCULTURA PER TUTTI GLI STUDENTI DI SCULTURA.
ALLE ORE 14,30 LEZZIONE FRONTALE PER TUTTI GLI STUDENTI DI SCULTURA.
13 E 14 DI GENNAIO PRESENTAZIONE NELL LABORATORIO DI SCULTURA DELL PROGETTO DELL L'OGGETTO TROVATO.
BUONE FESTE.
GRAZIE
FRANKO

x entrare

ciao franko sono Hernan  il tuo nuovo studente del biennio
mi sono iscritto per avere un account...volevo sapere dell'invito per entrare e poter usufruire del blog...
grazie e ciao