This is the blog for Franko B's sculpture class at Accademia di Belle Arti di Macerata, Italy.

Performace di Monica Gattari e Maria Grazia Cortellino

oggi non sono convinto di essere sincero.

Difficoltà!

La sorte mi ha assegnato questo...

(scusate non ho uno scanner a portata di mano :\ )

Fabbrica

“In un grande società c’è qualcosa di peggio di un senso di frustrazione; c’è, per chi faccia parte della categoria dei lavoratori o impiegati semplici, l’impossibilità a comprendere il senso complessivo del funzionamento della società.

Bertrand Russell, Autorità e Individuo pag. 87


Stefano Teodori
















il vuoto è anche sofferenza; "chi soffre ha bisogno di avere ragione".
TITOLO : ME-MENTO
MATERIALI: gesso, catena, jeans, terra, supporto in ferro
DIMENSIONI: 1m, 40cm, 37 kg

S I M O N E L O I VETROVUOTO


S I M O N E L O I

VETROVUOTO

temporary events decoration school

30.11.2010 _ accademiabelleartiurbino

Cari Amici, quando Franko B ha proposto il tema del VUOTO come progetto artistico mi ha messo in crisi. Per prima cosa ho cercato di visualizzare unimmagine che potesse contenere lidea del vuoto e allo stesso tempo del suo contrario. Mi è venuto in mente un bicchiere che ho fotografato un po di tempo fa. La particolarità di questa fotografia stava nel fatto che non fotografavo la realtà, ma il suo riflesso. Nella pratica si tratta di un still life riflesso sul tavolo: con un gesto semplice ho ribaltato limmagine e ho lasciato al riflesso il posto che nella quotidianità spetta alloggetto reale. Il bicchiere ritratto apparentemente sembra pieno di vino ma guardando la sua ombra sul tavolo si nota che non c’è nessun liquido. Quello che noi vediamo come pieno non è altro che ciò che resta della presenza del vino, è quel che rimane attaccato al corpo del bicchiere, è il segno di un passaggio, quello che immagino possa essere la pienezza del vuoto. Avevo unimmagine mentale e ora non restava che cercare un corpo. Ho pensato al vetro e al suo ruolo nella nostra società. Il vetro è una materia potente può essere distrutta e riplasmata, può rinascere a nuova vita. Il vetro è solitamente un isolante, serve a contenere, a dividere ciò che sta fuori da ciò che sta dentro. È il materiale fragile per eccellenza. Pensiamo ai bicchieri e alla loro triste storia in Occidente: un bicchiere di vetro viene creato, viene usato e ha senso di esistere solo se è integro e può contenere qualcosa (il bicchiere pieno); se dovesse rompersi nessuno ne avrebbe cura, nessuno avrebbe la pazienza di ricomporre la sua fragilità e verrebbe gettato via. Ora proviamo ad immaginare questo oggetto e con un colpo secco frantumiamolo. Con questo gesto intenzionale abbiamo decostruito il senso e il ruolo delloggetto e ne abbiamo invertito il compito di contenere-isolare. Ricomponendo i pezzi del puzzle, il bicchiere incollato diventerebbe un altro oggetto finalmente libero di poter lasciare fluire il vuoto. Come dice un detto Zen Il vero vuoto di cui parlo è ciò che è libero da ogni ruolo e da ogni compito. Partendo dal corpo del vetro mi piacerebbe realizzare un lavoro che possa unire le persone tra loro. Vorrei coinvolgervi affinché ognuno di voi porti un oggetto di VETRO o lIDEA DEL VETRO, questo oggetto vi deve appartenere e deve poter essere la metafora di voi stessi. Non abbiate paura e lasciate fluire le vostre idee Insieme, nella data del 30 Novembre ad Urbino, inizieremo un dialogo, una riflessione, un punto di contatto e forse di frattura. Vi ringrazio e spero di vedervi numerosi, un abbraccio.



Riflessioni sull’Evento VETROVUOTO

L’Evento del Vetro-Vuoto credo sia andato ben oltre le mie aspettative in quanto il progetto ha assunto nel suo divenire delle tinte del tutto inedite. Si è svincolato dalla messa in scena di una performance dei singoli partecipanti ed ha abbracciato e coinvolto il pubblico in una esperienza scomoda ed intensa, assumendo delle connotazioni quasi teatrali.

Il prezzo da pagare in un evento del genere, dove entrano in collisione emozioni intime condivise in pubblico e silenzi imbarazzanti, è stato che “qualcosa è andato Oltre, oltre il sopportabile, qualcosa è scappato di mano, qualcosa ha perso il controllo” e questo non porre limite all’azione potrebbe essere visto come un fallimento. Io credo invece che la perdita di controllo nel divenire del progetto ha dato la vita al progetto stesso, in quanto la presenza del Vuoto è stata per certi versi brutale. L’Assenza e il silenzio ha creato un vuoto-pieno che ha scalfito i nervi di più di un presente in un turbinio di emozioni, in una esperienza collettiva di vuoto scomodo e asfissiante, intenso, violento, pesante, immobilizzante, ma riflessivo. L’assenza di un freno da parte mia ne ha decretato il fallimento e contemporaneamente ne ha sancito la riuscita. Ho sempre diretto i miei eventi fino ad un certo punto e ho lasciato il compito ai partecipanti di virare, interpretare, o sovvertire la linea tracciata da me affinché fossero loro il centro dell’evento. Affinché l’esperienza fosse qualcosa di collettiva, dinamica, in una continua predisposizione all’inaspettato. E così è stato grazie al coinvolgimento totale dei partecipanti al lavoro (che ringrazio di cuore), alla loro disponibilità nell’esporre i loro sentimenti, e soprattutto grazie all’amore viscerale verso il lavoro che hanno donato al progetto.

C’è stato donato sentimento.

Poi è arrivata l’Assenza, il Vuoto sulla sedia, e la scena è stata presa dal muto discorso di ognuno di noi seduto a terra. Il silenzio senza fine, che chiedeva di dire o fare qualcosa, in una attesa in cui nessuno di noi ha potuto dissociarsi dalla esperienza che stava vivendo.

A proposito di questa esperienza, leggendo Susan Sontag in “Sotto il segno di Saturno”, mi ha interessato la riflessione su Antonin Artaud. Sul Teatro della Crudeltà la Sontag dice: la “crudeltà” dell’opera d’arte non solo ha una funzione morale diretta, ne ha anche una conoscitiva. Secondo il criterio morale di conoscenza di Artaud, un’immagine è vera in quanto è violenta.Come a dire una esperienza estrema, pungente, violenta riesce ad abbattere il carattere contemplativo e innocuo dell’opera d’arte, scrolla il torpore annoiato del pubblico e permette all’opera stessa di poter colpire attraverso una esperienza conoscitiva.




Pensieri su Bruce Nauman

Psicologiche, sono le opere di Bruce Naumann che ci fanno attraversare i labirinti della mente , iniziando un gioco di relazione tra l’uomo e l’inconscio , tra l’uomo ed i comportamenti, realtà assai intrigata e complessa.
Il lavoro di Bruce Naumann è rivolto all’investigazione dell’uomo e della conoscenza di se stesso, cattura lo spettatore e lo porta in una nuova dimensione, una dimensione psicologica, disturbata, parallela e se vogliamo ribaltata. Nei lavori di Bruce Nauman, come in the thinking of me, c’è un cortocircuito tra lo spazio e la realtà , che è intrappolata negli schermi di Nauman , dando via ad un percorso neurotico senza fine, dove l’unico arrivo è il ripetersi.
La paura ed il soffocamento sono presenti nel lavoro di Nauman, sono paure legate al silenzio e al vuoto dell’inconscio umano.
Anche il suono si ripete, si sovrappone, ampliando il labirinto audio- visivo, trasmettendo presenze, identità , sono voci che provengono dall’inconscio della mente e improvvise attraversano gli spazi; sono parole intonate, con alterazioni emotive, è come se noi riuscissimo a sentire una confidenza interiore di un uomo, urlata, cantata, straziata...sussurrata. C’è il doloroso sforzo del distacco totale dalla società e dal sistema linguistico, c’è la tristezza di chi abbandona un linguaggio.
In Nauman si percepisce che l’avvento della società odierna e sedentaria, che circonda noi e l’uomo, provochi la crisi della memoria e del linguaggio articolato che ci distingue dal mondo animale e ci proietta in una sfera le cui dimensioni, potenzialità, valori vanno al di là dell’universo sensibile da cui proveniamo. Quindi si entra in un linguaggio in stretto contatto con una dimensione parallela a quella comunicativa della società, cioè il linguaggio dell’arte.
In One houndred live and die (1984), venticinque frasi che terminano con “die” e con “live”realizzate con i neon ad intermittenza , Nauman indaga proprio sul campo del linguaggio e dell’emotività. Le parole “live” and “die” accompagnano ossessivamente le parole cui sono legate, spesso ribaltandone il senso: verbi o sostantivi che descrivono azioni quotidiane, oggetti e concetti comuni, stati emotivi che si oppongono a condizioni permanenti come la vita e la morte.Si formano queste polarità positivo-negativo che sembrano annullare il significato stesso del messaggio. Si viene a percepire un forte disagio emotivo ma allo steso tempo un piacevole gioco dato dalle pulsazioni luminose al buio. Nauman agisce direttamente sulla forma di quelle bacchette generatrici di luce, facendole diventare qualcosa di unico, di intimo. E il rapporto di parentela con l’oggetto è rivendicato dalla deformazione che i neon subiscono, fino ad assumere la forma del cognome dell’artista, che così può irradiarsi ed amplificarsi verso lo spettatore. Gli anni ’60 sono prolifici per questo tipo di sperimentazioni: a sottolineare una comunione d’intenti, anche la moda propone la propria "visione della luce", almeno nelle provocazioni di Paco Rabanne e dei suoi celebri vestiti metallici, vere e proprie superfici specchianti capaci di riflettere le mille luci della metropoli.
Nauman non intende stabilire un legame tra le coppie di parole composte con il neon , né concepire un motivo reale per l’accostamento delle frasi in sequenza. Sembra piuttosto che rifletta sull’incapacità del linguaggi a descrivere effettivamente le cose: cento frasi sul vivere e morire non ne esauriscono, né ne spiegano la condizione effettiva .
Le opere di Nauman , spesso, si caricano di una sottile ironia, si sente l’interesse dell’artista per le sperimentazioni linguistico-dadaiste che sembra dare alle opere di Nauman un alone di mistero e di significati da scoprire.
Nell’opera in Art Make up è la registrazione di una performance nella quale utilizza quattro colori, bianco, rosa, verde e rosso, per dipingere il suo stesso corpo, che diventa un nuovo supporto dell’opera d’arte. La telecamera ci mostra sempre il suo ritratto a mezzo busto mentre si copre con il colore o meglio mentre crea un nuovo se stesso. Una performance che non esplora solo il rapporto privato e intimo dell’artista con se stesso, ma coinvolge attivamente lo spettatore. Chi osserva infatti resta in attesa di una performance che non avverrà mai: l’artista semplicemente sta di fronte alla macchina da presa, mostrando quello che assurge a diventare un rituale.
Un'altra componente dei lavori di Bruce Nauman, è lo spazio, che subisce un’alterazione , viene distorto , usato e attraversato da corpi che vagano, si sdoppiano e ci narrano un frammento di tempo, un’azione, che ripetendosi e ribaltandosi si annulla nello spazio sucitando una sensazione vacua, spiazzante fino alla follia che sembra essere un elemento quasi matematico nelle opere di Nauman. Si crea un’immaginazione, una trasformazione di qualcosa che accade dentro di noi, nel quale una pensa tra sé e sé, “una stanza visiva”. Sono stanze senza padrone , non si possono possedere né percorrere su e giù, al contrario di quelle abitabili.
Tutto sembra in attesa, senza inizio ne fine, come la ricerca di Nauman del resto, tutto è in sospensione, bloccato nel vuoto che sembra essere schiacciante , soffocante e in tensione perenne. Si capta la sensazione che qualcosa accade altrove e di cui non si può avere la certezza. Lo spettatore rimane fluttuante e in un continuo dialogo con l’iconscio, diventando cosi un viaggio in se stessi, dove non si può ne uscire ne scappare, lo si deve accettare e farsi trascinare vorticosamente nella psiche, che a mio avviso, credo, risulti piacevole ed emozionante.
Io credo che in relazione con le opere di Nauman non dobbiamo darci delle spiegazioni, ma porci domande che diventano nostre mentori del viaggio che Nauman ci offre , lo sgomento e l’imbarazzo che si creano alla visione dei lavori fanno parte delle immagini che si riflettono sulla propia identità, sul nostro io. Nei meandri della memoria, che viene frammentata, tagliata e immagazzinata nei video dove le immagini sembrano essere collocate in stanze, spazi, in modo da creare alla mente un percorso canalizzato ma allo stesso tempo disordinato. La ricerca di continua di Nauman quindi, verte su l’analisi della condizione umana che non deve essere contemplata o emozionare, ma ben si è uno strumento di comunicazione, una guida che ci accompagna nei misteri della mente umana, che mette in contatto pubblico e artista, uomo e uomo. Io e tu.
Le immagini ci evocano memorie scomposte fissate negli spazi. Nel lavoro di Bruce Nauman, c’è il ricordo, stralci di ricordi che vengono impressionati in luoghi come una casa, un angolo, una stanza, prendono una nova forma e cancellano il passato , portandoli in territori dai confini sconosciuti dove convivono l’amnesia e la dimenticanza, che si ripetono all’infinito, come se non si volesse ricordare tutto, perché forse, sono poche le cose che meritano di essere ricordate.
I soggetti che Bruce Nauman inserisce nei video- spazi, agiscono in azioni cicliche creando un distacco spazio-temporale con la nostra realtà . vera? Falsa? Nelle video-sculture di Nauman c’è questo voler organizzare la follia, renderle quasi meccaniche, industriali, ma è proprio da questa “organizzazione” che viene sprigionata l’irrazionalità di un interiorità che è completamente sprofondata nell’abbandono, nelle perdita dei sensi. I soggetti, che Nauman ci propone , sono smarriti, sono annullati, sono nell’oblio, dove i ricordi sono morti e non si ricorda più nulla.
Lo si può vedere nelle teste urlanti in Anthro- Socio ( Rinde Facing Camera 1991).
Nel dolore che Nauman ci mette di fronte , ci immerge, forse si può assaporare una sorta di “liberazione dello spirito umano”, data dalla dimensione irreale del “gioco” che ci permette di passare dallo stato di schiavi di regole che ci sono imposte dall’esistenza, a quello di creare un nuovo ordine psico-ludico, privo dei principi e dai dolori della realtà quotidiana. Un gioco liberatorio.
Le azioni dei personaggi di Nauman, sembrano voler perdere a tutti costi il controllo su se stessi, una fuga forse.
Tuttavia, voglio porre un mio punto di vista, che non è detto che sia quello giusto, ed è di guardare e ascoltare queste sensazioni e immagini che Nauman ci mostra, non con la paura, l’ansia, il panico,( anche se nell’arte di Nauman c’è molto dolore e poco piacere) anzi, al contrario, con uno sguardo positivo, dove l’oblio è un piacere, che può essere molto vicino al senso del sublime, che perdendosi, si lascia andare alla dimenticanza. Credo quindi, che nei lavori di Bruce Nauman prenda vita un’ immagine dell’oblio che si manifesta attraverso figure instabili e molto complesse. Una poetica a-razionalista che esalta la follia, il sogno, il sonno, tutto quello che comunica un’ irregolarità rispetto ai normali comportamenti.
La società, il sociale, il collettivo, diventano una prigione a cui si contrappone un rifiuto individuale, un imperfezione, che non sono più dei normali difetti, ma sono qualità. Sono rifugi. La ripetizione, lo sdoppiamento, la dimenticanza, la follia come forma di evasione. Ma ripeto forse mi sto sbagliando. Non è vero niente.

Still waiting for you

Il mio primo lavoro sul vuoto ha a che fare con la solitudine,l'abbandono,il vuoto come mancanza quindi.E'una rappresentazione di un vuoto interiore attraverso un vuoto "visibile"(se così si può dire),riscontrabile.
E' la trasposizione di un antico ricordo personale,nient'altro;personale ma condivisibile da chiunque abbia aspettato invano qualcuno a cui teneva,quindi credo da tutti.Ognuno di noi nella vita si è trovato in una situazione del genere,e se ciò avviene in un momento in cui siamo particolarmente fragili e la persona attesa è particolarmente importante questa mancanza non è colmabile.Mai più forse.Riusciamo a celarla in mille modi diversi agli altri,ma quando il ricordo si rifà vivo ci rendiamo conto che quella esperienza farà per sempre inevitabilmente parte di noi.
I due oggetti che ho utilizzato richiamano me e il luogo in cui ho vissuto questa esperienza.Un paio di scarpine da bambino ed una sedia,posti di fronte ad una finestra.
A volte sono di nuovo seduto su quella sedia di fronte la mia finestra.A volte,sono di nuovo in tutto e per tutto quel bambino.

vuoto a perdere




Un contenitore privato del suo contenuto, non può essere reso. Così come rimane il nostro corpo privato di ogni sentimento, sensazione: inerme, inutile.
L'attività onirica è spesso associata a numeri, a sintomatologie fisiche, alla psicologia spicciola di chiunque creda di poter interpretare un labirinto emozionale quale è la mente umana.
Nel sogno, il labirinto soffoca, reprime, stritola, divora, uccide, sfinisce. Ed è proprio lo sfinimento, il soffocamento, che portano il corpo a diventare un vuoto a perdere, un contenitore di emozioni che ormai sono diventate troppo intense, troppo spesse, per essere sopportate.
Francesca Prenna

per il vuoto


vorrei presentare il mio lavoro sul vuoto e insieme, se e' possibile, fare l'esame di scultura di anticipio, perche' non lo posso fare a marzo, vuolo a Lituania gia' 25 febbraio.
il mio lavoro e' uno modello piccolo (apprx. 50x45x45 cm) di una installazione grande (grandezza di una stanza). per il modello ho usato gesso, legno e carta.
sulle parete, ce sono delle sculture degli bambini malati; sul pavimento, ho incollato degli tagliati immagini dei prodotti a base di carne da riviste.
Per me, il vuoto non è solo una qualità di uno spazio - quello che è più importante, è la qualità di una persona. Si tratta di un certo tipo di emozione, o, più probabilmente, l'assenza di emozioni. Il vuoto potrebbe anche essere chiamato inquietudine esistenziale, parlando in termini filosofici. Per me, il desiderio di soddisfare il vuoto (che, tuttavia, non può mai essere soddisfatto) induce un processo creativo. Il vuoto incide sul mio lavoro. Penso che - intuitivamente - gli spettatori del mio lavoro può sentirlo.
Cercherò di spiegarlo in altre parole. A mio parere, il vuoto ha molto a che fare con assurdo. Sono sempre al passo con l'altro. Il vuoto induce assurdo e viceversa. Quindi per me, è assurdo anche elemento molto importante della creazione, così come il vuoto: in lotta con assurdi (= cercare di soddisfare il vuoto), che,
tuttavia, non può mai essere sconfitto (vuoto = non puo' essere soddisfatto) spinge processo creativo. Quindi, riferendosi al mio lavoro, uno spazio più o meno ridicoli, cioè in cui il rapporto tra le immagini di carne sul pavimento e sculture è assurdo, è anche uno spazio più o meno vuoto.
Mykolas




Il 2 febbraio aperitivo al Roxy Bar. Più o meno verso le 18:00. Daje !

Salto nel vuoto

Si sta come d'autunno sugli alberi le pecore -

Nemmeno 15 minuti di celebrità e subito dopo un salto nel vuoto. Un salto nel vuoto che porta a morte certa, ma che comunque ogni elemento del gregge compie senza alcun timore perchè è nella sua natura seguire chi gli sta di fronte, qualunque cosa faccia. Un gregge atipico perchè ogni elemento decide di testa sua cosa essere o chi interpretare, o almeno così sembra a prima vista, perchè quanta libertà rimane in una scelta che sei costretto a prendere? L'unica scelta libera che puoi prendere alla fine è decidere di gettarti nel vuoto, ma come te stesso, senza maschere. E allora perchè non girarsi su stessi e decidere di non gettarsi? perchè se sei te stesso devi comunque seguire la tua natura e non hai scampo.







Il Vuoto del Corpo

Buongiorno professore,
io il lavoro lo ultimerò martedì per poi illustrarlo alla classe lo stesso giorno, causa di questo ritardo, il guasto del forno dell'accademia. A causa di questo nn ho potuto cuocere il lavoro in argilla comunque penso che adesso lo incollerò sul plexiglass cosi com'è, visto l'imprevisto mi scuso ma nn ho potuto fare altrimenti.Il lavoro si chiamerà "IL VUOTO DEL CORPO": la prima cosa che ho pensato sul vuoto e questo volto che precipita, ma ho aggiunto un altro elemento che è un occhio che lo osserva immobile da lontano, questo lo fatto con con legno e mi e sembrato il caso di aggiungerlo perchè ne rafforza il significato. Adesso le spiego il contenuto del lavoro.Come dicevo c'è questo volto che precipita nel vuoto che si frammenta materialmente(VUOTO A PERDERE) ma anche un vuoto mentale. A questo ho assemblato un occhio posto su un trespolo che guarda immobile questo uomo.Quando parlo di vuoto mentale intendo che l'uomo stà modificando il mondo dal punto di vista materiale e mentale.L'occhio posto sulla base è inteso come una figura debole che guarda senza poter reagire a questi cambiamenti. MI SCUSO ANCORA, ARRIVEDERCI E GRAZIE.



"in absentia"

Il vuoto.. la prima cosa che ho pensato lavorando su questo argomento è stato il vuoto come assenza, assenza di una persona, di qualcosa di vitale, di un esistenza.. o ancora vuoto dell’anima, una vita vuota.. le cose su cui poter ragionare muovendosi all’interno di questo concetto sono innumerevoli.. personalmente sono partita da un contrario: vuoto-pieno. Pieno.. pensando a pieno penso a qualcosa come un bicchiere pieno, una bottiglia piena e perché no una boccia piena.. in ognuno di questi casi il pieno è rappresentato dall’acqua. Infatti per me il pieno dell’acqua è la cosa fondamentale poiché rappresenta il pieno della vita. Qui, come già in altre mie opere, ritorna il simbolo dell’acqua quindi simbolo di vita. A questo punto se io mettessi davanti allo spettatore la boccia di un pesce senza acqua? Ecco il mio vuoto.. un vuoto rappresentato dalla mancanza di un pieno che lascia dentro se solamente la traccia di ciò che era vita.


Lavoro sul vuoto: "Contenitori di vuoto"

Vuoto - vuoto a perdere - vuoto pieno - che  non contiene nulla - che non contiene quanto dovrebbe
Spazio vuoto
Cavità – vuoto a rendere
Recipiente vuoto fisicamente descrivibile come condizione di uno spazio assolutamente privo di materia e di radiazioni, per estensione, condizione di uno spazio limitato che contenga solo gas estremamente rarefatti. 
Un vuoto anche in senso legislativo, in giurisprudenza e in diritto, indica l’assenza di una normativa legislativa che regolamenti una determinata materia giuridica. 
In Astronomia sono grandi spazi vuoti tra filamenti e galassie, tra le strutture più grandi dell’universo che contengono nessuna o pochissime galassie.
 Questo è ancora vuoto, una questione fisica, un vuoto nello stomaco, un vuoto nella mente perennemente e saltuariamente. 
Un vuoto come lapsus freudiano, un’energia di vuoto, presente e latente nello stato.
 Per Aristotele il vuoto non esisteva affatto. 
Il vuoto d’amore, un vuoto adolescenziale che ti taglia le vene, che rende lieve la paura che è neve.